“Il perseguimento della felicità – già considerata, fin dai tempi della eudemonìa aristotelica, massima ambizione del genere umano e compimento di un esistenza pienamente vissuta – è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite come uno dei diritti fondamentali dell’individuo, meritevole di una giornata dedicata, celebrata a partire dall’anno 2013.
Porre oggi l’attenzione sull’aspirazione di una felicità certa e diffusa è richiamo più che mai doveroso a un principio e un obiettivo universali nella vita di tutti i popoli del pianeta; universalità che vediamo purtroppo ancora calpestate – insieme a diritti altrettanto inalienabili come libertà, salute e giustizia – in tante, troppe, parti del mondo, tra cui un fronte est-europeo insanguinato da una guerra tra Stati come non vedevamo da ottant’anni.” – ha affermato il Sottosegretario di Stato alla Difesa Senatore Stefania Pucciarelli per lo International Day of Happiness stabilito dalla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 28 giugno 2012 che ne ha fissato le celebrazioni al 20 marzo, data di uno dei due equinozi – per l’emisfero boreale quello di fine inverno – a cui è emblematicamente associato l’arrivo della primavera, simbolo dell’attesa rinascita della natura e del correlato clima di consueta festa piena, cioè felicità, per tutti i popoli coinvolti.
“Analogamente all’eudemonologia di Schopenhauer – ha proseguito il Sottosegretario – oggi la felicità del genere umano è condizione largamente incompiuta per moltissimi individui, al punto che, parafrasando in modo complementare le esortazioni di Epicuro nella sua lettera a Menèceo, sembra l’uomo faccia di tutto per obliare ciò che produce felicità, impegnandosi oltremodo per negarla al prossimo.
Del resto, manifestazioni di palese volontà destabilizzatrice come guerre, terrorismo, devastazione ambientale e ogni forma di prevaricazione rispetto al vivere armonico orientato alla crescita sostenibile e alla prosperità inclusiva non possono che generare condizioni antitetiche rispetto ai parametri chiave con cui le Nazioni Unite provano a stimare lo stato di felicità e benessere nel mondo.
Nell’edizione 2021 del World Happiness Report, la nona dall’inizio del progetto annuale con cui l’ONU prova a misurare i livelli di felicità – attraverso indicatori come libertà, PIL procapite, aspettativa di vita, livelli di welfare, misure di sostegno e cooperazione sociale, incidenza della corruzione, fiducia nel prossimo e nel futuro –, la posizione della stessa Italia nella graduatoria tra le 156 nazioni del pianeta che ne viene pubblicata, è ben oltre le prime dieci, appannaggio dei nord-europei.
Un evidente segnale – ha concluso Pucciarelli – che molto rimane da fare sull’importanza di riconoscere il diritto alla felicità, tanto negli obiettivi di politica pubblica, quanto nello sviluppo di quella internazionale. Perché investire in benessere e felicità significa costruire un ambiente in cui gli individui hanno fiducia nelle istituzioni e sono aperti al prossimo, generando così un virtuoso senso di appartenenza e condivisione che evita tensioni e rafforza la resilienza.”